Settembre è iniziato alla grande, con i colori dell’estate che cominciano a spegnersi e la possibilità di godersi ancora la splendida natura che caratterizza le nostre montagne. Per questo qualche giorno fa lo staff di Grem Bike ha partecipato ad una escursione, in direzione Baite del Moschel, con Paolo Cattaneo, accompagnatore di media montagna che da sempre si dedica agli sport outdoor e all’escursionismo.
Paolo, innanzitutto grazie per la tua guida, è stata preziosa per apprezzare al meglio l’escursione fino alle Baite del Moschel.
Ciao Matteo, grazie a voi! Da qualche anno mi dedico a questa attività, principalmente nelle valli bergamasche, collaborando con le realtà locali. Per me è una grande soddisfazione poter mostrare con occhi diversi anche ai miei conterranei le nostre meraviglie raccontando il nostro territorio e mi piace l’idea di poter ampliare il pubblico anche a turisti stranieri.
Il tuo contributo in effetti è fondamentale per affrontare con nuovi occhi la natura che ci circonda.
Questo è il mio scopo: raccontare le cartoline della nostra natura, accompagnare l’escursionista in un percorso naturalistico ricco di aneddoti e di spunti. Diciamo che applico lo storytelling, più emozionale e di impatto, alla guida escursionistica, quindi più tecnica e ambientale. Riesco a dare una chiave di lettura che trasforma un semplice giro ad anello da una meta all’altra, mettendoci in mezzo la consapevolezza di essere in un ambiente da ammirare, conoscere e rispettare. E sono molto contento che anche con Grem Bike sia stato gettato un nuovo seme!
Confermo! Parlaci allora, come tu sai fare, del percorso che da Valzurio porta alle Baite del Moschel.
Siamo stati in Valzurio, una valle laterale dell’alta Valseriana. La Valzurio è una lunga valle che dal paese di Villa D’Ogna sale nel piccolo e caratteristico borgo di Nasolino passando poi le rurali località di Valzurio e Spinelli e prosegue per una decina di km fino alla testata della Presolana, proprio alle sue pendici dal versante ovest. Tu Matteo hai potuto ammirarla di persona, hai potuto vedere quindi questo spazio così puro e naturale, intatto rispetto ad altre vallate, perché non ha subito l’antropizzazione con le case di villeggiatura e gli impianti per lo sviluppo di sport invernali. Alcune malghe sono ancora utilizzate per l’alpeggio e molte baite sono state ristrutturate come seconde case dai residenti della zona, mantenendo però il contesto originale in cui sono inserite.
Di certo la natura intatta colpisce l’escursionista. Ci siamo trovati di fronte ad uno spazio quasi incontaminato, che ci ha mostrato la sua vera essenza.
Infatti, si tratta di un terreno calcareo che presenta rocce bianche tipiche delle Prealpi Orobie, la fascia più meridionale delle montagne che comunemente chiamiamo Orobie. È un terreno caratterizzato dalla scarsità di acqua in superficie: anche in Valzurio è presente solo il torrente Ogna che percorre tutta la valle e nella parte medio-bassa ha lavorato le rocce creando un affascinante canyon. Nella parte alta la Valzurio presenta un bellissimo paesaggio che ricorda i famosi ambienti dolomitici dove i prati d’altura incontrano prima le pietraie e poi s’impennano con le verticali pareti di roccia calcarea della “Regina” Presolana.
Come si può organizzare un escursionista per affrontare questo percorso?
Parliamo di un percorso ad anello di circa 14 km con 500 metri di dislivello positivo. Si parte e si arriva a Valzurio, un piccolo borgo con qualche decina di abitazioni (va ricordato che nel 1944 Valzurio subì un attacco dalle squadre nazi-fasciste in cerca di partigiani e l’intero borgo venne bruciato). L’itinerario svolto in senso orario ci ha condotto da Valzurio a Colle Palazzo affrontando subito la salita, per poi godere l’apertura dell’altopiano e del bosco che in quota ci ha condotto alle Baite del Moschel. Nulla vieta di farlo in senso antiorario, unico dettaglio la marcata discesa da Colle Palazzo verrà affrontata sul finale dell’escursione. Si tratta di un itinerario escursionistico, consigliato anche a famiglie ma con bambini di almeno 10anni abituati a camminare in montagna.
Andiamo con ordine allora, e incamminiamoci verso Colle Palazzo.
Dopo aver affrontato la salita che porta a Colle Palazzo, quindi considerate un’ora abbondante di camminata, si fanno i 500 metri di dislivello in una abetaia, un bosco profumato dall’abete rosso, la pianta che da sempre è servita per svariati utilizzi e lavorazioni in montagna e non solo. Da Colle Palazzo alle Baite del Moschel invece prevale la presenza del faggio, per cui camminando si può apprezzare il cambiamento del paesaggio boschivo e del rispettivo sottobosco. Colle Palazzo, essendo una sella pascoliva, è una terrazza a 360 gradi su Valzurio e la lunga cresta che da cima Blum porta fino alle creste di Bares, la valle di Ave di Ardesio, la bellissima piramide naturale del monte Timogno, la lunga Valcanale con le cime del Fop e del monte Secco, Valgoglio e le sue scure montagne in lontananza. Un bellissimo colpo d’occhio dove le Alpi Orobie si accompagnano con le Prealpi Orobie: un mix di colori, rocce e forme che rendono bene l’idea dell’affascinante storia geologica di questo territorio.
Qualche curiosità sulla zona?
Certamente le doline, tipiche del paesaggio carsico: grandi avvallamenti a riprova della natura calcarea del sottosuolo, che risucchia l’acqua che cade dall’alto incanalandola in diversi tratti e rendendo il terreno come una specie di gruviera sotterraneo, per rendervi l’idea.
Proseguiamo verso le Baite del Moschel.
Da Colle Palazzo ci si immette sul sentiero CAI 311 fino alle Baite del Moschel. Il bosco è molto suggestivo perché molto verticale e impervio, una bellissima faggeta che lascia comunque spazio ad un comodo sentiero che permette di attraversare una bella porzione del versante sud-est della Valzurio. Questo affascinante bosco è una zona molto battuta dai fungaioli che qui vengono in cerca del famoso porcino (boletus edulis)!
Paolo scusa se ti interrompo. Parlaci degli aral tipici di questi boschi.
Questa è una storia interessante! I carbonai bergamaschi sono sempre stati rinomati per questo antico mestiere, una vera e propria arte. Anche in questi boschi di faggio si trovano antichi aral, spiazzi artificiali pianeggianti di circa 5-7 mt metri di circonferenza al centro dei quali veniva costruito il poiat, una sorta di pira la legna che veniva costruita in estrema sicurezza per produrre il carbone. Una volta accatastata la legna, secondo uno schema ben preciso e con una specie di canna fumaria, soffocando il fuoco con rami e terra per far ossigenare la legna senza creare la combustione con fiamma, sotto lo sguardo attento dei carbonai che rimanevano sempre in zona, in una decina di giorni circa si otteneva il carbone.
Arriviamo al Moschel, dove il taglio delle piante è ancora un’importante fonte di reddito, vero?
Sì, questa zona dove le peccete sono molto sane e ben curate è caratterizzata dal regolare taglio delle piante che poi vengono lavorate a valle nelle segherie ancora oggi attive. In passato queste zone sono state centro di attività estrattive: estrazione del ferro in alta Valzurio, mentre al Moschel veniva estratta la barite. A riprova si trova ancora un particolare edificio metallico, antica residenza dei minatori. Oggi non è più possibile portare avanti questa attività più che per assenza di materiale soprattutto per questioni di logistica, intesa proprio come estrazione, lavaggio e trasporto che non sono più economicamente sostenibili a quote simili.
Ci sono punti di ristoro in questo percorso?
Si parte e si arriva alla Baita Valle Azzurra, gestita dalla signora Anna, molto attenta alle tradizioni gastronomiche locali. Quindi al rientro si possono assaggiare le antiche ricette del territorio e i prodotti a km zero. Ma lungo il percorso non trovate altro, per cui acqua e pranzo al sacco obbligatorio! Unico punto acqua sul percorso nella faggeta in direzione del Moschel, un abbeveratoio che permette di rinfrescarsi a metà del cammino.
Altre indicazioni per affrontare l’escursione?
L’itinerario è molto ben segnalato, sia dal comune con le indicazioni delle diverse località, sia dai segnavia CAI. È un percorso che in non meno di 5 ore permette di ammirare diversi paesaggi, immergendosi nella storia di queste zone e con molta fortuna e rispetto per la natura, essendo una valle molto selvaggia, è possibile incontrare (soprattutto nelle ore più fresche) scoiattoli, volpi, caprioli, camosci e uccelli come corvi, falchetti.
Ringraziamo Paolo, che offre il suo servizio non solo ad escursionisti ma anche ad aziende e studenti, creando suggestive attività di team building in mezzo alla natura, decontestualizzando l’ambiente lavorativo o scolastico e immergendo le problematiche all’interno del paesaggio naturale. Non ci resta quindi che invitarvi al Grem Bike, per scoprire dal vivo l’effetto che fa!